Arrivederci amore, ciao By Massimo Carlotto

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Divorato in fretta e furia perché breve ed appassionante, ma anche dimenticabile.
Il protagonista, Sergio Pellegrini, è un bastardo, una canaglia, un perfetto figlio di puttana. Troppo bastardo, troppo canaglia, troppo perfetto figlio di puttana. E il troppo, è risaputo, stroppia.
Ho preferito i (tragici) chiaroscuri dei protagonisti di L'oscura immensità della morte e mi sono divertita con l'Alligatore. Questa volta, invece, Carlotto non mi ha convinta.
Massimo Carlotto Ugh. Former criminal-turned-fiction writer Massimo Carlotto is the literary equivalent of Guy Fieri’s hair. His blocky, uber-masculine, prose is reminiscent of an angsty teen boy’s short story about his “total bitch” of an ex-girlfriend and drinking Coors Light with his bros. This novel is fucking detestable. From its sexual politics to its clunky plot. The female characters are reminiscent of Beaker from The Muppet Show, relegated to bleating noises and too stupid to be human. Good god I must be a masochist to have finished this shit. Massimo Carlotto ”As I sucked a lobster claw, I thought about how to do them. Always pick the easiest, quickest and cleanest method. In this case, a shot in the head was the best solution. The bullet rips apart the brain, and the victim doesn’t even have time to kiss tomorrow goodbye. The muck--blood, bone fragments, brain matter--sprays from the side opposite the entry wound. I’d sit in the back seat of their car and smoke them. First the driver. Then the guy beside him. With a silencer. When I executed Luca in Central America, the blast was deafening. Almost ruined the sense of wonder and power you feel when you pull a trigger and take somebody’s life.”

Giorgio Pellegrini is a psychopath, and like all well functioning psychopaths, he understands morals; he’s just completely devoid of morals. They get in the way. They hinder living life the way he wants to live it.

He likes older women. Well, he doesn’t like them all that much; he just lusts them. He likes them best in their forties, starting to show the first crumbling signs of aging, cellulite, crows feet, and the slackening of what was once firm flesh. He likes them feeling insecure and feeling special that this man ten years younger still wants to sex them up. He lets them pay for things. He cheats on them without regret. He’s moving through life, riding a storm of violent crime, but he likes to come home to a comfortable, pliable woman.

As he gets older, he starts to realize that all the dirty dealing with crooked cops, criminals, and revolutionaries is leading him right back to prison. It is time to go straight. It is time to open a restaurant and settle down with an upscale woman. He finds the right lawyer to help him make this happen, but he soon discovers that the lawyer needs little favors done for his friends. The type of little favors that Giorgio is oh so good at. He doesn’t really mind as long as at the end of the road he gets what he wants; otherwise, the lawyer better watch his ass. One should never renege on a psychopath.

Massimo Carlotto is the grand master of Italian noir. He has a series called his Alligator series that I’ve really enjoyed, but Giorgio Pellegrini is his first creation. A psychopath who cuts a new slice through the serial killer genre. In Gang of Lovers that I read and reviewed recently, he intersects with the Alligator crew, and that is when I decided it was time to circle back and read the books that focus on his lurid adventures. There is lots to enjoy here. The rampant sex, the crimes, the violence, and the hardboiled talk... Italian style. The next Giorgio Pellegrini book arrived at my house yesterday, At the End of a Dull Day, so I will be cuing up his next psychopathic tendencies very soon. I have a feeling that going straight is going to prove impossible for Giorgio.

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Giorgio Pellegrini

Il Patrick Bateman di America Psycho una decina d’anni dopo aver fatto la sua strage nella Grande Mela, vera o immaginaria che sia, si trasferisce nel Nordest italiano, molto probabilmente in quel di Padova, cambia nome e assume quello di Giorgio Pellegrini.
Ma prima di darsi alla bella vita a Manhattan è stato un terrorista rosso in Italia, poi è scappato in Sud America, per nascondersi imboscarsi rifarsi una vita. Elimina amici compagni alleati, quelli che non ammazza li denuncia per poi tornare a casa.
Ripulito. Presentabile. Borghese.



Qui diventa libero di vivere la sua schizofrenia psicotica.
Jekyll e Hyde in salsa veneta.
Facciata ufficiale rispettabile, di successo, ma senza strafare per non attirare troppe attenzioni e non dare nell’occhio: dietro l’apparenza, tortura stupra ruba uccide.
Nei panni di Giorgio Pellegrini non ci sono dubbi, è fantasia o realtà?, con Giorgio Pellegrini sappiamo che è tutto vero, il Male che compie è reale, tangibile.



Intorno a lui Carlotto mette personaggi di cui l’Italia è piena: li vediamo e troviamo in Parlamento, sia tra senatori che deputati, nei consigli regionali, al governo, dietro sopra e davanti al Mose, nei talk show dove sembrano inappuntabili. Politici faccendieri avvocati industriali imprenditori, marci, corrotti e corruttori, sanguisughe il cui eccelso spirito capitalistico o la grande visione politica si esauriscono nel succhiare e depredare le casse dello stato, del bene comune (esiste un altro paese dove i cosiddetti grandi imprenditori sono più parassiti, più statalmente assistiti?): mai produrre in proprio, mai generare – solo riciclare, spogliare, rubare.



Carlotto costruisce il suo magnifico racconto con il suo consueto stile hard boiled, secco, va dritto al cuore, poggia su storie sempre molto ben congegnate e documentate.
L’anima nera e perversa di Giorgio Pellegrini si staglia nel firmamento letterario.


Patrick Bateman Massimo Carlotto Romanzo adatto a chi piace leggere di personaggi laidi, perversi, che delinquono soddisfatti. Scrittura scorrevole, la psicologia del personaggio appunto si spiegava attraverso le sue azioni. Massimo Carlotto

Già prima di leggere questo romanzo sapevo purtroppo qualcosa sulla trama, oltre alle informazioni basiche reperibili nella quarta di copertina, e cioè che il protagonista non muore: il nuovo libro di Carlotto, Alla fine di un giorno noioso (2011), è infatti il seguito di questo. In effetti, anche senza averne la certezza, lo si poteva intuire fin dalle prime righe visto che il protagonista di Arrivederci amore, ciao (scoprirete leggendo in che modo crudelissimo viene citato il verso della famosa canzone), Giorgio Pellegrini, è anche la voce narrante del romanzo (difficile, anche se non impossibile, che si possa leggere qualcosa come adesso mi sparano e muoio... :-)). Proprio l'uscita di Alla fine di un giorno noioso ha reso più urgente la lettura del suo predecessore: devo decidere se vale la pena acquistare la seconda puntata entro la fine di agosto.

Storia di una canaglia, è il sottotitolo del libro, storia di Giorgio Pellegrini, ex terrorista rosso, ex latitante, ex detenuto, informatore della polizia, rapinatore, assassino e, infine, proprietario di un ristorante alla moda e promesso sposo nel Nordest del successo e dei soldi. Carlotto, al solito, non esita, con crudezza e realismo, a mostrare i suoi personaggi come capaci di ogni nefandezza, ma ritorna qui un suo tema di fondo: più inquietante, insinuante, pericolosa, diabolica e immorale non è, secondo lui, la criminalità che rapina e spara, ma quella degli affari, che non si sporca le mani in prima persona, che si presenta con la patina della rispettabilità e del benessere, e che in realtà è costruita sulla corruzione sistematica e su estese connivenze dei poteri forti. È questo mondo sicuro di sé e della sua posizione che Giorgio ammira e in cui aspira disperatamente, e alla fine con successo, ad essere ammesso (e che presumibilmente sarà il teatro del secondo libro), per lasciarsi alle spalle una militanza politica di tutt'altro indirizzo e di cui ora riconosce l'assoluta inconsistenza e futilità, e gli anni di disadattamento e abbandono dopo il carcere (sono alcune fra le pagine più belle del romanzo: la difficoltà, se non anzi l'impossibilità, per un ex detenuto di reinserirsi, di riconquistare, dopo il passo in fondo più facile, l'uscita dal carcere, una rete di rapporti, il diritto a e i mezzi per ricostruirsi una vita, e, di conseguenza, l'inevitabilità del ritorno alla delinquenza). Le molle che lo spingono sono le guide della sua esistenza: l'ossessione per i soldi, la volontà di sopraffazione sul prossimo (che caratterizza anche i rapporti con le sue numerose donne, o meglio delle sventurate le cui vite hanno la sfortuna di incrociare la sua) e il desiderio spasmodico di rifarsi una verginità di fronte alla giustizia, di tornare apparentemente (ché l'apparenza è l'unica cosa che conta) immacolato, di non dover più guardarsi continuamente alle spalle in attesa che fantasmi e vecchie conoscenze del suo passato tornino a tormentarlo (è la famosa riabilitazione, che gli verrà concessa trascorsi cinque anni dall'esaurimento della pena se darà prova di aver intrapreso una vita onesta, e che è il suo obiettivo principale che non può permettersi di fallire). Nella sua ascesa Giorgio conosce solo una regola, schiacciare o essere schiacciati, e, se nella prima parte del libro deve ancora fare inevitabilmente i conti con una certa debolezza (il personaggio del poliziotto corrotto, Ferruccio Anedda, è ancora di un'altra categoria, quanto a pelo sullo stomaco, rispetto a lui), nella seconda parte la applica con fredda, spietata ferocia.

Insomma, tutti gli ingredienti che si cercano in un noir di Carlotto ci sono, cucinati con la solita maestria (questo poi è uno dei suoi titoli più famosi, a parte la serie dell'Alligatore): rispetto ad altri suoi lavori, e specialmente a Mi fido di te (scritto in coppia con Francesco Abate), che per certi versi gli si può accostare (anche lì la storia di una canaglia, un piccolo delinquente fa il grande salto nel mondo dei soldi onesti, curiosamente sempre nel settore della ristorazione, senza riuscire a scrollarsi totalmente di dosso il passato e rischiando di compromettere tutto con un tragico errore), manca totalmente la componente dell'ironia. Gigi Vianello, protagonista di Mi fido di te, era privo di scrupoli e amorale quanto Giorgio Pellegrini, ma vi era, nelle sue avventure, una vena grottesca e assurda che strappava qualche sogghigno, e nel finale una sorta di castigo divino che riusciva a rendere la sua figura quasi patetica e persino simpatica. Qui, invece, l'atmosfera è solo nera, nerissima, non vi è modo di sollevare un attimo la testa dalla voragine di fango e sporcizia che sono l'animo e la vita di Giorgio, e il finale è quanto di più brutalmente avvilente, frustrante e ingiusto che vi sia per il lettore.

So che dal romanzo hanno tratto un film, e mi stupisce sia stata scelta questa storia priva di riscatto, così lontana dai cliché cinematografici; ancora di più mi stupisce la scelta dell'attore per la parte del protagonista, Alessio Boni, che conosco poco ma che so interprete di fiction e sceneggiati televisivi (Incantesimo, forse?): il film non l'ho visto, tuttavia mi congratulo con lui per aver accettato un copione così duro, senza preoccuparsi di sporcare la sua immagine di idolo delle ragazzine.

3,5/5

http://moloch981.wordpress.com/2011/0... Massimo Carlotto A me starebbe anche simpatico questo Giorgio Pellegrini. Intanto perché nemmeno 20 pagine e già ha ammazzato una persona. Poi perché è un vero s*****o. Lo avrei scritto tutto che rendeva meglio, ma vorrei evitare di infrangere qualche etichetta. Poi ottiene sempre quello che vuole e ci rimette più o meno solo qualche anno di vita e una cicatrice sulla guancia. Lo fa dandosi ad altra violenza e in generale cercando fortuna in un contesto abbastanza odioso, quello di un certo Nordest che non sta simpatico molto nemmeno a me che ci sono nata in quel Nordest, pensa te. Il contesto sociale (socio-economico, sarebbe corretto dire) è probabilmente l’aspetto più interessante della narrazione di Carlotto.

A me starebbe anche simpatico questo Pellegrini, ma alla fine è impossibile che diventi simpatico. Intanto come cavolo si sceglie una fidanzata così pesante? La verità è che se anche è spiegato bene, la cosa mi sembra poco consona con il personaggio. Pellegrini mica si accontenta così, specie quando poi questa è pesante come una cozza. No. Inoltre, Giorgio Pellegrini ha dei gusti culinari osceni. Mette su questa attività, il ristorante che non deve essere più una trattoria alla buona, ma un posto figo. Poi quando vuole avvelenare la fidanzata pesante, le porta da mangiare le cose buone del ristorante: per esempio, cannelloni ricotta e spinaci. Scusa? No, aspetta, poi lo rifà il giorno dopo. Le porta…linguine allo scoglio? Ma Carlotto, scusa, hai mai sentito parlare di astice? Una spolverata di tartufo, dello storione… Si sente che questo romanzo è stato scritto prima della diffusione pop de La prova del cuoco e di Masterchef.

A me starebbe simpatico, comunque, questo Pellegrini. Ma credo che non mi stia simpatico perché anche la violenza deve avere una poesia quando viene raccontata. Da splatter a Tarantino c’è un po’ di differenza. È tutto un accumulo alla fine, quasi eccessivo.
Massimo Carlotto I was pretty conflicted about this.

On the one hand I admired it as an eminently readable example of nihilistic Jim Thompson-style noir, although its narrator and protagonist -- Giorgio Pellegrini, ex-terrorist, multiple murderer, multiple rapist, sadistic abuser of the women who're fool enough to fall for him -- is even more degenerate and vile than any Thompson protagonist ever was.

On the other hand I detested it precisely because its protagonist is even more degenerate and vile than any Thompson protagonist ever was.

I gather there's a second volume of Pellegrini's exploits (if it's the same length as this one the two together would make a fairly average-sized novel), but I'm not certain I want to read it. Each time I set this one down I felt the urge to wash my hands. Thoroughly.

And that's not my usual reaction to noir. Massimo Carlotto The Goodbye Kiss by Massimo Carlotto

This is really a novelette, numbering 114 pages in my paperback copy. It's the first installment of two books with Giorgio Pellegrinin as the main character. The second installment is 'At the End of a Dull Day'.

The Plot:

Giorgio Pellegrini is an unscrupulous womanizer, an amoral sociopath, prepared to do whatever it takes to secure himself the guise of respectability & he is willing to go as far as murder. And beyond.

He was once full of idealistic fervor, but he wants to return to Italy, where he is wanted for a series of crimes.

He falls in with a corrupt cop & together they plan an armored car heist. They enlist the assistance of a disparate bunch of fellow criminals to carry out this heist & as ruthlessly as they carry out the heist, they equally ruthlessly dispatch their confederates.

To say Pellegrini is an unpleasant character, would be an understatement. As well as being an amoral sociopath, he clearly has problems with women. He choses vulnerable women & then sets about demeaning them in the most degrading ways possible.

I really wanted to like this story. I had read a number of glowing reviews, so my expectations were high. My problem with this story is it seemed flat to me. Where i was expecting the vibrancy & color i associate with Italian culture & people, I found instead 'beige'. This story reads more like the outline for a movie. In fact, i think this is a rare case where the movie, given the right treatment, would be better than the book. I wonder if something was lost in translation. I don't read Italian, so i guess i will never know. It would perhaps be interesting to read the original.

I'm sufficiently interested in Carlotto's work to want to read 'At the End of a Dull Day'. But i'm in no hurry.


None of the unpleasantness in this story bothered me particularly. I don't condone the mistreatment of women (or men, for that matter), but this is after all, a work of fiction. The author in no way sanctions the mistreatment of women (or men), it's just an element of this story. I've read many reviews by people who complain about violence (psychological & physical) against women (& men) in fiction. It's FICTION. Frankly, these people should stick to reading 'Miss Marple' where the murders are more 'polite' affairs, invariably followed by tea & cucumber sandwiches.

I have two criteria in reading. Is the story well written? Is the story engaging? Everything else, in my opinion, is irrelevant. To both these questions, in regard to this story, my answer is so-so.

I give this novelette 3 stars.


Massimo Carlotto There's nothing of substance here. The main character just matter-of-factly describes all of the assaults and murders he has done. Women only pop up for him to have sex with and then kill. It wasn't exciting, mysterious, or interesting. Massimo Carlotto

In questo romanzo che racconta il cuore nero del Nordest e, più in generale, dell'Italia patinata ed emergente, Carlotto mette a frutto le pessime conoscenze che ha fatto in carcere, nel mondo criminale e anche tra i personaggi delle istituzioni e ci dà uno sconvolgente ritratto dell'Italia nera dei nostri anni. Il giovane e bel protagonista del romanzo ha un solo scopo: lasciarsi alle spalle una storia politica in cui non ha mai creduto veramente e che gli ha procurato solo guai ed entrare nel mondo dei vincenti. Per farlo, si darà una sola regola: prevaricare a ogni costo, con ogni mezzo. Arrivederci amore, ciao

Arrivederci